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E’ l’economia stupido, Game Plan n.6
“It’s the economy stupid. Change vs. More of the same. Don’t forget healthcare”
James Carville.
“E’ l’economia stupido”, recitava la parte più famosa parte del memo appeso nel quartier generale della campagna di Bill Clinton. In quel caso l’andamento negativo dell’economia era la grande occasione per lo sfidante di sconfiggere il presidente uscente George Bush.
A qualsiasi livello si candidi, un politico deve rispondere in via preliminare a due «perché»: «perché ti candidi?» e «perché dovrebbero votarti?». Le risposte serviranno a costruire la strategia di campagna elettorale e il messaggio alla base della stessa. Spesso la risposta al primo perché da parte di un candidato uscente (incumbent) è legata alla volontà di proseguire nel lavoro intrapreso nel primo mandato. Un sindaco o presidente uscente ha, infatti, un bilancio da presentare e l’elezione si trasforma facilmente in un referendum sul suo operato.
Difficilmente può vincere se la maggioranza degli elettori non apprezza quello che ha fatto: il bilancio di quanto fatto (e non fatto) diventa uno dei temi centrali della campagna per convincere gli elettori a confermare il voto o a scegliere il cambiamento.
Mentre l’uscente deve comunicare e difendere i suoi risultati di governo e gli aspetti già noti della sua personalità, uno sfidante deve realizzare allo stesso tempo due obiettivi: convincere gli elettori che i risultati del governo sono insoddisfacenti o che le sue priorità sono sbagliate e presentarsi come un’alternativa credibile per rimpiazzare l’incumbent.
Ha fatto molto parlare la trasformazione in uno spot della propria campagna dell’attacco fatto a Biden da parte della deputata repubblicana Taylor Greene che sostanzialmente paragona il programma del presidente in carica a quello di Franklin Delano Roosevelt e di Lyndon Johnson (due presidenti passati alla storia per le ampie riforme sociali e per l’estensione dei diritti civili)
Manca ancora tanto alle elezioni, ma i Repubblicani (Trump compreso) non sembrano ancora aver trovato una narrativa efficace per sconfiggere Biden. Non dimentichiamoci che due saranno le chiavi per vincere: la mobilitazione della propria base e la conquista dell’ampia fetta di elettori che di definiscono indipendenti.
Le elezioni del 2024 potrebbero essere una riedizione della sfida del 2020, ma i due candidati rischiano di avere come rationale per gli indipendenti “lui è peggio di me”.