Troppo spesso il marketing viene confuso con un processo di vendita oppure con la pubblicità ed i social ed il branding come una attività di “immagine” attraverso la scelta di colori e di un logo accattivante.
L’obiettivo del marketing nel mercato politico è far sì che un cittadino si interessi alla campagna di un candidato e convertire quell’interesse in un voto per quello stesso politico.
Per raggiungere tale obiettivo bisogna essere capaci di definire il valore per l’elettore, far conoscere il prodotto (o in questo caso il servizio promesso dal politico) che deve essere abbastanza attraente per conquistare l’elettore e farlo rimanere fedele non solo durante la campagna elettorale, ma anche durante la legislatura.
Il compito del marketing politico non è di abbellire un prodotto da vendere, ma di costruire una relazione a lungo termine: prima di proporre soluzioni e priorità bisogna ascoltare attentamente il cittadino-elettore che diventa protagonista nel processo della politica.
Negli ultimi 15 anni sono stati così tanti i cambiamenti tecnologici che possiamo parlare della nascita di un nuovo marketing politico. Il nuovo marketing politico opera in un contesto caratterizzato dalla velocità dei cambiamenti nelle nostre economie e culture che è accelerata dall’adozione globale delle nuove tecnologie. Internet e il chip a circuiti integrati hanno segnato l’inizio dell’era delle reti, uno stacco ancora più netto di quello segnato dall’era industriale rispetto a quanto accaduto prima. L’avvento della Intelligenza Artificiale promette di portare ancora più avanti il cambiamento della nuova era che ho chiamato Fast Politics.
Il nuovo marketing politico è una bussola per la fast politics: la politica veloce è caratterizzata da un ciclo di notizie attivo 24 ore su 24, da una gran mole di dati prodotta dagli elettori attraverso i media digitali (basti pensare ai social network), dalla frammentazione dei media, dalla trasmissione istantanea dei messaggi, da una riduzione della soglia di attenzione e della pazienza dei cittadini, ma allo stesso tempo da una rinnovata enfasi sull’importanza del contatto diretto.
Il nuovo marketing politico trasforma candidati e partiti in brand protagonisti di un intreccio narrativo: nel contatto con gli elettori, che passa attraverso la capacità di ottenere visibilità e attenzione, è l’elemento emotivo a prevalere: sono l’immagine del candidato e la sua personalità (la prima impressione) a costituire l’aggancio nei confronti degli elettori potenziali. Ciò non vuol dire che i contenuti e le idee non siano importanti, anzi sono fondamentali, ma vanno comunicati sotto forma di messaggio, e il candidato/politico è parte integrante di tale messaggio. Per questo motivo un politico, così come un partito, può essere «trattato» alla stregua di un brand, di un marca che trasmetta una capacità politica, uno stile, una visione del mondo.
Così come il marketing politico, anche il branding politico sta assumendo caratteristiche differenti dall’approccio commerciale che lo rendono non solo uno strumento pratico, ma soprattutto uno strumento analitico ed euristico utile a comprendere l’agire politico, i cambiamenti in corso nelle democrazie e le decisioni di voto degli elettori. Il nuovo marketing politico estende il suo raggio d’azione a tutti gli aspetti utili a migliorare il rapporto tra politica e cittadini.